lunedì 1 novembre 2010

Qervertivartiq sul fiordo di Sermiligaaq, nella Groenlandia orientale

Qervertivartiq è abbandonato.
Sta nel fiordo di Sermiligaaq su un promontorio incassato fra montagne, iceberg e mare. Le rocce su cui sorge sono aggredite dal vento e dalla furia delle acque.

Fino a qualche anno fa qui vivevano due cacciatori, poi uno è morto e l'altro se ne andato a Tasiilaq, la grande citta, a cercare una nuova vita.
Non so se l'abbia trovata, più probabilmente come tutti gli altri è stato sconfitto dalla civiltà occidentale che non offre spazio agli inuit, e trascorre le giornate sul muretto davanti al pub in fondo alla strada, a ricordare le onde che si frangono sulle scogliere di Qervertivartiq.
E forse come tanti altri, preso dalla struggente nostalgia del suo mondo perduto, finirà domani la propria vita suicidandosi.
Robert Peroni prospetta un 2011 atroce per questa piccola popolazione. Secondo le previsioni, nel corso del prossimo anno a Tasiilaq, su 1800 inuit 100 si suicideranno per la disperazione nel futuro e la nostalgia del passato...

Trascorrere una notte a Qervertivartiq in compagnia delle croci silenziose dei cacciatori inuit che qui hanno vissuto, gli occhi aperti su di un cielo cupo che presagisce tempesta e le orecchie tese ad ascoltare gli schiocchi degli icebergs che si spaccano, aiuta noi folli occidentali a comprendere un poco la tristezza di questa piccola popolazione.


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